Territorio Storia Economia del Friuli-Venezia Giulia.
Il Percorso Artistico e Culturale Esperienze novecentesche Le Città Trieste Trieste Luoghi di interesse Risiera di S. Sabba Castello di Miramare Udine Udine: scorcio del centro e La sua Provincia Pordenone Gorizia Altro sul Friuli-Venezia Giulia Meteo GEOGRAFIA - ITALIA - FRIULI-VENEZIA GIULIATriesteLuoghi di interesseRisiera di S. SabbaA pochi chilometri dal centro di Trieste sorge la tragicamente famosa Risiera di S. Sabba, l'unico campo di sterminio in territorio italiano. Costruita nel 1913 per la pilatura del riso, dopo l'8 settembre 1943 fu utilizzata da fascisti e nazisti per eliminare partigiani, detenuti politici ed ebrei, nonché come deposito di beni razziati. Da qui partirono migliaia di persone destinate ai lager in Polonia. Molte furono eliminate in Risiera, l'unica installazione in territorio italiano dotata di forno crematorio, in funzione dal 21 giugno 1944 al 28 aprile 1945. Dal 1965 la Risiera di S. Sabba è monumento nazionale e, dopo una ristrutturazione su progetto dell'architetto Romano Boico (cui si deve il monumento-ingresso dalle alte pareti in cemento), oggi ospita un Museo della Resistenza. Nel cortile interno si trovava il forno crematorio, distrutto dai nazisti in fuga: al suo posto ci sono ora una lastra metallica e una simbolica Pietà.Castello di MiramareA breve distanza dalla città sorge il Castello di Miramare, che spicca candido su un piccolo promontorio proteso sulle acque del Golfo di Trieste. Fu realizzato da Karl Junker tra il 1856 e il 1860 per incarico dell'arciduca Massimiliano d'Asburgo (1832-67), fratello dell'imperatore Francesco Giuseppe e, all'epoca, governatore del Lombardo-Veneto. In realtà l'arciduca e la consorte, Carlotta del Belgio, soggiornarono per breve tempo al castello: nel 1864 egli partì per il Messico, dove gli era stata offerta la corona di imperatore. La folle avventura politica finirà in modo tragico: Massimiliano sarà fucilato dai repubblicani; Carlotta, tornata a Miramare, impazzirà di dolore. Karl Junker concepì un edificio in stile eclettico ispirandosi a stili diversi, dal neorinascimentale degli archi a tutto tondo, al neogotico delle torrette a merli; il candore della costruzione è dovuto alla pietra d'Istria. Gli interni furono realizzati da Franz e Julius Hofman secondo un gusto altrettanto eclettico: la sala da pranzo è rococò, la cappella gotica, i salotti giapponese e cinese, mentre lo studio è chiamato saletta Novara perché riproduce il quadrato di poppa della fregata sulla quale Massimiliano era stato ufficiale; anche la stanza da letto dell'arciduca imita la cabina di una nave della marina imperiale. Un sontuoso scalone d'onore, con spettacolare vista sul golfo, porta al piano nobile, che negli anni Trenta del Novecento fu in parte abitato - e arredato con elegante gusto razionalista - da Amedeo di Savoia-Aosta. Qui sono anche i fastosi ambienti di rappresentanza e la Sala del Trono. Le scuderie del castello sono state adibite a spazio espositivo, mentre il cosiddetto castelletto ospita il Centro Visite della Riserva naturale marina di Miramare. Il castello è circondato da 22 ettari di parco, un lembo di territorio carsico che richiese lavori di sbancamento della roccia e di adattamento con terra appositamente portata dall'Austria. I giardinieri di corte viennesi crearono così un rigoglioso giardino, con centinaia di specie vegetali, molte delle quali esotiche e rare. La scenografia romantica comprende un lago dei cigni, padiglioni alpini, grotte, immancabili statue greche, una sfinge a guardia del porticciolo.Udine(95.936 ab.). La città di Udine si trova al centro del Friuli, sorgendo in una fertile pianura alluvionale aperta a Sud sul Mar Adriatico e chiusa a Nord dall'arco delle colline moreniche e quindi dalla cortina delle Alpi carniche, in una completezza di ambienti naturali da far ben meritare a questa terra l'appellativo di "piccolo compendio dell'universo" datole da Ippolito Nievo, grande cantore del Friuli. Fulcro storico della regione a partire dal XIII secolo - dopo l'Aquileia romana e la Cividale longobarda -, Udine non è capoluogo amministrativo della Regione autonoma Friuli-Venezia Giulia; di qui l'antagonismo di lunghissima data nei confronti di Trieste e di un mondo - quello dei commerci marittimi - che le è estraneo. Un contrasto che si riproduce anche nella fisionomia architettonica e urbanistica dei centri storici delle due città: la grazia incantevole e la vivacità delle piazze, strade e palazzi udinesi, contrapposte alla triste monumentalità triestina. Udine è un importante centro commerciale e dei servizi, sede di università e di istituzioni culturali tra le quali la Biblioteca Civica "Vincenzo Joppi" e la storica e meritoria Società Filologica Friulana, che dal 1919 si occupa dello studio della conservazione e della promozione della lingua friulana. STORIA. Le origini preromane della città sembrano confermate dal suo nome stesso, forse derivante dalla parola oudh che significa "mammella", "protuberanza", quindi "colle". Il primo documento in cui è citata Udene risale al 983 e riguarda la donazione, da parte dell'imperatore Ottone II, della città al patriarca di Aquileia. Nel Duecento Udine subentrò a Cividale come principale centro della regione, dopo avere accresciuto la propria importanza economica grazie anche alle concessioni del mercato (1223) e alle esenzioni fiscali (1248). I potentissimi conti di Gorizia cercarono per ben sei volte, fra il 1229 e il 1361, di impadronirsi della città, che dovette munirsi con cinque successive cinte murarie. Con la nomina del patriarca Bertrando (1334-1350) Udine conobbe un'ulteriore ascesa politica, cui corrispose un inasprimento del conflitto tra due potenti famiglie locali, i Savorgnan - appoggiati dal patriarca - e i Torriani. Tale conflitto culminò con l'uccisione del patriarca Bertrando, fatto che offrì agli Austriaci il pretesto per rafforzare il proprio controllo sulla città e sul Friuli, sia in modo diretto che tramite il nuovo patriarca. Ma il potere temporale aquileiese era ormai al tramonto, incalzato dalla crescente egemonia veneziana. La conquista di Trieste da parte della Serenissima (1369) fu fatale per il patriarcato, dal momento che i traffici commerciali friulani dovevano rivolgersi verso Venezia; si rafforzarono così le relazioni che legavano la città lagunare alla borghesia cittadina e a buona parte della feudalità locale, tra cui i potenti Savorgnan. Nel 1385, alleatasi con Venezia e ricevuto un nobile veneziano come capitano, Udine si ribellò al potere patriarcale; i Savorgnan furono ammessi tra il patriziato della Serenissima, alleandosi sempre più strettamente con Venezia per averne protezione e aiuti. Una tregua precaria si stabilì tra la Serenissima e il patriarcato, finché nel 1420 Udine passò sotto il definitivo dominio veneziano e vi rimase per quasi quattro secoli. Di Venezia, della sua architettura quanto del suo civile saper vivere, Udine conserva più di quanto non sia solita ammettere; è difficile negare che Ippolito Nievo cogliesse un punto importante quando, scrivendo del Friuli nel 1851, osservava che proprio da queste terre "si vogliano fuggiti i primi abitanti di Rialto". Tuttavia quando, nel 1797, i Francesi la conquistarono, Udine era al centro di mondo rurale arretrato, di stampo ancora feudale; la situazione non sarebbe progredita di molto sotto gli Asburgo, cui Napoleone cedette il Friuli con il Trattato di Campoformido, siglato lo stesso anno. L'Austria tenne Udine e il Friuli solo fino al 1805, quando l'esercito napoleonico sgominò ancora una volta gli Austriaci; negli anni 1805-1813 Udine fece così parte del Regno d'Italia. Tornata agli Austriaci, la città conobbe i moti risorgimentali del 1948: vi si costituì per brevissimo tempo un governo chiamato "Comitato provvisorio del Friuli". Udine si unì definitivamente al Regno d'Italia nel 1966. ARTE. Fulcro monumentale della città e, con il castello, luogo simbolo dell'identità storica e culturale cittadina è piazza Libertà (già piazza Contarena, dal nome del procuratore veneziano Girolamo Contarini che la fece selciare nel 1484), universalmente riconosciuta come una delle più incantevoli piazze veneziane di terraferma. Le fa da scenografico sfondo la Loggia di S. Giovanni, realizzata nel 1553 su disegno del ticinese Bernardino di Morcote. La loggia, che prende il nome dalla Cappella di S. Giovanni, oggi Pantheon dei Caduti, è un'aerea successione di archi a tutto sesto dalla quale si eleva una preesistente Torre dell'Orologio, di fondazione medievale ma riadattata nel 1527 da Giovanni da Udine sul modello della torre del Coducci di piazza S. Marco. Davanti alla loggia, una colonna con statua seicentesca della Giustizia ricorda che la piazza era anche luogo delle esecuzioni capitali, mentre un'altra colonna con il Leone marciano (rifacimento ottocentesco dell'originale cinquecentesco abbattuto dai Francesi nel 1797) ricorda la lunga appartenenza veneziana. Care agli udinesi sono le due grandi statue che rappresentano Ercole e Caco, affettuosamente ribattezzate "Venturin" e "Florean": sono sculture seicentesche provenienti dal Palazzo dei Torriani, demolito nel 1717 per punire i crimini commessi da un esponente della famiglia.Altro gioiello architettonico della piazza è la Loggia del Lionello, magnifico esempio di gotico veneziano e luogo emblematico delle autonomie cittadine (tuttora ospita al piano superiore la Sala del Consiglio comunale). Eretta fra il 1448 e il 1456 su disegno dell'orafo Nicolò Lionello, fu realizzata dal capomastro capodistriano Bartolomeo delle Cisterne. Gravemente danneggiata da un incendio nel 1876, fu immediatamente restaurata; andò però quasi interamente perduto un affresco del Pordenone raffigurante una Madonna con Bambino e angeli musicanti. Costruita a fasce alterne di pietra bianca e rosa, la loggia presenta a pianterreno un portico aperto su tre lati da grandi arcate ogivali e, al primo piano, leggiadre finestre ad archetti trilobati. Su un angolo dell'edificio, in una nicchia a pinnacoli e guglie è collocata una statua della Madonna con Bambino di Bartolomeo Bon (1450), che tiene in mano un modello di quel che era il castello di Udine prima di essere distrutto dal terremoto del 1511. Da piazza Libertà, attraverso l'arco Bollani, costruito nel 1556 su progetto di Andrea Palladio, si può salire verso il castello, l'altro luogo simbolo della città. La salita è scandita da un suggestivo porticato tardo-quattrocentesco detto del Lippomano, dal nome del luogotenente veneziano Tommaso Lippomano che nel 1486 lo fece costruire sui resti della prima cerchia di mura (fine XII sec.). Il colle del castello sorge impensatamente nel bel mezzo della pianura friulana, tanto che una leggenda ne fa risalire l'origine ad Attila re degli Unni, che lo avrebbe fatto erigere dai suoi soldati per poter assistere da lontano allo spettacolo di Aquileia in fiamme. Gli scavi attestano che il sito fu abitato sin dalla preistoria e sopraelevato a scopo strategico sin dall'Età del Ferro. Il colle fu utilizzato anche in epoca romana e fortificato al tempo delle invasioni barbariche. Il cosiddetto "castello" è in realtà un palazzo costruito nel luogo dell'antica residenza dei patriarchi di Aquileia, distrutta dal terremoto del 1511; il progetto di Giovanni Fontana fu modificato da Giovanni da Udine e portato a termine solo mezzo secolo dopo. L'edificio aveva funzione residenziale per le maggiori autorità civili del Friuli e di rappresentanza del luogotenente veneto, che deteneva i poteri amministrativi e giuridici sul territorio. Giovanni da Udine ideò sul fronte posteriore una scalinata a doppia fuga che ricalca i modelli architettonici tardo-rinascimentali romani. Sul tetto è visibile la torretta dalla quale per secoli si esercitò il servizio pubblico del guardiafogo, la sentinella che aveva il compito di dare l'allarme quando in città scoppiava un incendio. Con la fine della Serenissima, il palazzo fu ridotto a caserma - nelle tetre prigioni furono incarcerati nel corso del Risorgimento numerosi patrioti italiani - e all'inizio del Novecento divenne sede museale. Al piano nobile Giovanni da Udine concepì il maestoso Salone del Parlamento della Patria del Friuli, un'istituzione che resse il Friuli dal 1017 al 1420, anno della conquista veneziana. I motivi del sontuoso ciclo di affreschi della sala richiamano proprio il senso di ideale continuità tra l'antica Roma e la Serenissima, innestata sulle tradizioni della Patria friulana. Gli affreschi della fascia superiore sono di Pomponio Amalteo e di Giovanni Battista Grassi (1567-69); quelli della parte inferiore di Francesco Floreani e Giambattista Tiepolo, a cui si deve il monocromo raffigurante il Trionfo dei cristiani sui turchi, a memoria delle invasioni che la regione subì tra il 1472 e il 1499. Nel Novecento, a questo tragico periodo della storia friulana Pier Paolo Pasolini dedicò una sua opera teatrale in lingua friulana, I turcs tal Friùl, metafora dell'occupazione nazista durante la seconda guerra mondiale. L'unico edificio del colle scampato alla distruzione del terremoto nel 1511 è la quattrocentesca casa della Confraternita di S. Maria di Castello, collegata a un lato del castello è tramite l'arco Grimani (1522); all'esterno la casa è abbellita da archetti gotici; nell'interno la sala dove si riunivano i membri della confraternita reca tuttora affreschi di varie epoche. Preziosa è la chiesa romanica di S. Maria di Castello, menzionata nei documenti fin dal VI secolo e probabile prima pieve udinese. Rimaneggiata a più riprese (all'interno un'epigrafe sembra fare riferimento al re longobardo Liutprando, VIII sec., al quale probabilmente si deve una fase dell'edificazione della chiesa), ha fronte e campanile d'epoca rinascimentale. Sul campanile svetta un angelo segnavento in bronzo, l'"angelo del castello", diventato il simbolo della città e del Friuli. Nell'interno della chiesa di S. Maria sono particolarmente interessanti gli affreschi dell'abside di destra: Deposizione dalla croce e gruppo delle Marie (XIII sec.); nella fascia mediana Apostoli, e in quella inferiore il bel tratto di una figura in preghiera, l'Orante. Nella spianata del colle del castello sorge anche la casa della Contadinanza, edificio cinquecentesco spostato dalla primitiva collocazione e qui ricostruito nel 1931. Era la sede dell'istituto voluto dalla Serenissima per rappresentare le istanze del contado di fronte al parlamento della Patria del Friuli. Principale edificio storico di culto è il Duomo, iniziato probabilmente già alla fine del XIII secolo e consacrato nel 1335. Sull'austera facciata spicca il trecentesco portale della Redenzione, scolpito in pietra arenaria, e per questo assai deteriorato dall'età e dagli agenti atmosferici, probabilmente opera di un artista locale con buone conoscenze degli stili d'oltralpe. Colpiscono per forza espressiva le sculture del timpano, raffiguranti i temi della Redenzione (Adorazione dei pastori, Crocifissione, Agnus Dei e Risurrezione). Sul fianco sinistro del Duomo sorge l'incompiuto campanile, poggiante sul battistero trecentesco di cui rispetta l'impianto ottagonale, opera di Bartolomeo delle Cisterne (1450). Guadagnare navigando! Acquisti prodotti e servizi. Guadagnare acquistando online. Accanto si apre l'intenso portale dell'Incoronazione (1395-96), di fattura tedesca. L'interno del Duomo udinese, originariamente gotico, è stato modificato nel Cinquecento, con l'aggiunta delle cappelle laterali, e soprattutto nel Settecento, quando la potente famiglia veneziana Manin affidò a Domenico Rossi la trasformazione in stile barocco della chiesa. La Cappella del SS. Sacramento è uno dei luoghi fondamentali della presenza artistica di Giambattista Tiepolo a Udine: in alto le composizioni degli Angeli cantori (1726) sembrano sfondare la volta in una prospettiva all'infinito; sui lati della cappella i monocromi del Sacrificio di Isacco e dell'Apparizione dell'angelo ad Abramo, sopra il tabernacolo la piccola, ma sfolgorante pala della Resurrezione (1754 ca.). Completa l'arredo sacro della cappella una tela di Pomponio Amalteo, la Cacciata dei mercanti dal tempio (1535). Discendendo la navata, ancora Tiepolo con le tele dei Ss. Ermacora e Fortunato (1737) e della Trinità, nelle omonime cappelle. Nella Cappella di S. Nicolò, affrescata da Vitale da Bologna (Vita di S. Nicolò, 1348-49), sono esposte alcune tavole di grande interesse (l'Incoronazione della Vergine del Maestro dei Padiglioni; e tre di autore anonimo, ma probabilmente della cerchia di Vitale da Bologna, che raccontano la vita del beato Bertrando). Nel battistero, con notevole volta gotica, è contenuta la notevolissima arca dei Ss. Ermacora e Fortunato, il più prestigioso esempio di scultura del Trecento friulano. Detta anche arca del beato Bertrando, dal momento che nel 1350 vi fu sepolto il patriarca che solo pochi anni prima l'aveva commissionata per riporvi le reliquie dei protomartiri, l'arca reca un elaborato bassorilievo raffigurante le storie dei protomartiri, mentre in basso, a sorreggerla, sono cinque figure, quattro femminili e una maschile, dall'impeccabile purezza del tratto. L'attività udinese del Tiepolo è testimoniata anche dagli splendidi affreschi eseguiti per l'Oratorio della Purità, che si trova a lato del Duomo. Questo piccolo edificio di culto era in origine un teatro, riconvertito nel 1757 da Luca Andreoli, che lo divise su due livelli: in basso luogo di preghiera, in alto scuola di catechismo per fanciulle. Nel 1759 si affidarono le decorazioni a fresco ai Tiepolo: Giambattista dipinse nel soffitto l'Assunta, uno dei suoi capolavori, e sull'altare l'Immacolata; il figlio Giandomenico eseguì i monocromi che illustrano alle pareti episodi dell'Antico Testamento. Un altro gioiello barocco è la Cappella di S. Maria del Monte, annessa al solenne Palazzo del Monte di Pietà, costruito nel Cinquecento su progetto del Floreani e portato a compimento solo un secolo dopo. La cappella è impreziosita dai luminosi affreschi della Passione di Cristo e della Vita della Madonna di Giulio Quaglio, gli stucchi e il rivestimento in cuoio dorato e dipinto delle pareti e, all'altare, di Giovanni Comin, lo scenografico gruppo marmoreo della Pietà, opera dell'olandese Henrik Meyring (Enrico Marengo). La grandezza di Tiepolo ha un'ulteriore, splendida testimonianza nella sede vescovile qui denominata, secondo l'uso storico, Palazzo patriarcale. Il complesso fu costruito dopo l'insediamento nel castello, a inizio Cinquecento, dei luogotenenti veneziani: il corpo centrale è infatti cinquecentesco, ma la definitiva sistemazione avvenne solo a inizio Settecento durante il patriarcato di Dionisio Delfino, che affidò l'incarico a Domenico Rossi e chiamò a lavorarvi anche il giovane Giambattista Tiepolo. Nell'atrio lo scalone è coronato dalla Cacciata dal paradiso degli angeli ribelli, la prima opera che Tiepolo eseguì al suo arrivo a Udine, nel 1726. Il piano nobile del palazzo è oggi sede del Museo Diocesano d'Arte sacra, che allinea un'esemplare raccolta di sculture lignee friulane, dal XIII al XVIII secolo, alcune delle quali di altissimo impatto emotivo. Al secondo piano, oltre la magnifica Biblioteca "Delfino" (importante patrimonio di libri e codici) si aprono le sale di rappresentanza del palazzo. Si inizia con la Sala azzurra, detta anche del Baldacchino: sulla volta Scene evangeliche, riquadrate da grottesche, dipinte da Giovanni da Udine nel 1539, di ritorno da Roma dove aveva lavorato al fianco di Raffaello alle Logge vaticane. Quindi si passa alla Sala gialla, che prende il nome dai preziosi stucchi su fondo oro di gusto neoclassico, e di lì alla Sala rossa, antico tribunale ecclesiastico. A questa funzione riconduce il tema del grande e fastoso affresco nella volta, che Giambattista Tiepolo dipinse nel 1729: Il giudizio di Salomone. Ma la prova che consacrò Tiepolo tra i più grandi pittori del suo tempo e lo portò a lavorare nelle maggiori corti europee è nella Galleria degli Ospiti: sfruttando l'illusione ottica dell'architettura, il maestro veneziano esprime qui una pittura di luci e colori trasparenti. Le raffigurazioni bibliche corrispondono a un preciso progetto allegorico commissionato dal patriarca: sulla parete, a partire dal fondo, Abramo e gli angeli; al centro la grande scena di Rachele che nasconde i terafim; Sara e l'angelo; nei tre medaglioni sul soffitto Agar nel deserto, il Sacrificio di Isacco e il Sogno di Giacobbe; tra gli affreschi alla parete due chiaroscuri su fondo dorato, La lotta dell'angelo con Giacobbe e La riconciliazione tra Esaù e Giacobbe. Tra gli edifici novecenteschi di maggior interesse vi è il Palazzo municipale di Udine, opera eclettica dell'architetto friulano Raimondo D'Aronco. Alla fine di una lunga e travagliata realizzazione (1911-30), l'edificio risultò armonicamente composito, da un lato riecheggiando le forme classiche, dall'altro liberando la creatività nei moduli liberty, sottolineati dalle statue allegoriche e dal velario in ferro e vetro che copre l'atrio. Esempio eloquente delle animate, deliziose piazze udinesi è piazza Matteotti, nota dal 1278 come Forum novum e poi, a lungo, come piazza S. Giacomo o delle Erbe (in quanto sede di mercato ortofrutticolo). Chiusa da file di belle case porticate, è occupata al centro da una vasta area rialzata e lastricata in pietra, dove sorge una fontana progettata nel 1543 da Giovanni da Udine. Sul lato Ovest della piazza spicca la facciata a campaniletto della chiesa di S. Giacomo, opera del primo Cinquecento di Bernardino di Morcote. Sopra il portale un poggiolo con altare permetteva un tempo di celebrare la messa all'aperto per i venditori che lavoravano nella piazza. All'interno, nel terzo altare di sinistra è collocata la curiosa statua della Fede velata di Antonio Corradini (XVIII sec.). Adiacente a S. Giacomo, l'oratorio della Madonna del Suffragio, o Cappella delle Anime, ha facciata settecentesca coronata da balaustrata con le statue delle Virtù cardinali. Un passaggio alla sinistra di S. Giacomo conduce a un tratto delle rogge che, ancora, offrono nel centro storico scorci di affascinante bellezza. L'offerta museale cittadina ha il suo nucleo più significativo all'interno del castello. Il sistema civico museale udinese venne inaugurato nel 1865, in pieno Ottocento asburgico, secondo il modello germanico di gestione del patrimonio culturale pubblico. Dal 1906 le raccolte comunali sono ospitate nel castello. Cinque le sezioni: la Donazione Ciceri, il Museo Archeologico, la Galleria d'Arte antica, la Galleria dei Disegni e delle Stampe, il Museo Friulano della Fotografia. La Donazione Ciceri offre una rassegna di scultura lignea, espressione della religiosità popolare nell'arco alpino orientale, talvolta aperta agli influssi tedeschi e slavi; datata 1498 è una Madonna con Bambino di Martino da Tolmezzo. Il Museo Archeologico vanta una ricca collezione di materiali provenienti da Aquileia, tra i quali spiccano le ambre, importate dalle regioni del Baltico e lavorate nell'antica città portuale, e centinaia di gemme. Numerosi anche i reperti che testimoniano varie fasi preistoriche e storiche della regione e di altre zone della Penisola (manufatti italici, etruschi, magnogreci) fino all'epoca romana, altomedievale e medievale. Alle collezioni archeologiche si affianca il Gabinetto numismatico, che raccoglie 60.000 monete coniate dalla Zecca di Aquileia, in epoca romana e medievale. La Galleria d'Arte Antica copre un arco di quasi sei secoli (da inizio Trecento a metà Ottocento) e offre un panorama esaustivo dell'arte sacra e civile a Udine. Meritano un particolare cenno gli affreschi trecenteschi venuti alla luce nel 1982 al piano terra di Palazzo Manin, e ora qui conservati, che raffigurano scene ispirate alla Guerra di Troia; una bella Crocifissione datata 1468 e firmata Magister Baptista Zagrebensis, unica opera conosciuta di questo autore; la tavola di Domenico da Tolmezzo Madonna con Bambino e santi; lo straordinario olio su tela Cristo e gli strumenti della Passione di Vittore Carpaccio, datato 1496; la grande tela di Pomponio Amalteo raffigurante L'ultima cena (1574). Incerta è l'attribuzione al Caravaggio (o alla sua scuola) della tela S. Francesco riceve le stigmate; celebre è il Consilium in arena di Giambattista Tiepolo, una delle numerose e significative tracce che il pittore veneziano lasciò nella città di Udine. La Galleria dei Disegni e delle Stampe conserva migliaia di fogli di grafica antica, soprattutto opere di artisti veneti sei-settecenteschi, tra cui spiccano quelle di Giambattista Tiepolo e del figlio Giandomenico (Studio di farfalle), di Andrea Appiani e Francesco Zuccarelli. Tra le incisioni notevoli quelle di provenienza nordica (Dürer, Rembrandt, Luca di Leida) e quelle dei Carracci e del Piranesi. Di grande importanza documentaria sono le raccolte di fotografie d'autore custodite nel Museo Friulano della Fotografia, che espone inoltre alcune delle più antiche fotografie eseguite in Friuli nella seconda metà dell'Ottocento. La Casa Colombatti Cavazzini, di antica fondazione ma interamente ristrutturata negli anni Trenta del Novecento secondo canoni razionalisti, conserva all'interno un importantissimo ciclo di affreschi di Afro e Mirko Basaldella. L'opera è una geniale reinterpretazione novecentesca della tradizione pittorica veneta del Rinascimento, dal Veronese al Tintoretto: tra gli altri temi spicca la grande Mappa del Friuli, dove all'indicazione liberamente raffigurata dei luoghi geografici si associa la resa narrativa di episodi storici. Nel palazzo è collocata la Galleria d'Arte Moderna, notevolissima collezione comunale di arte contemporanea, originata dal fondo donato nel 1983 da Maria Luisa e Sante Astaldi, collezionisti e figure di spicco nell'arte e nella cultura romana del secondo dopoguerra. La Collezione Astaldi, una delle più rilevanti in Italia, offre una significativa rassegna dell'arte del Novecento italiano, tra gli anni Venti e Sessanta, attraverso le opere dei maggiori autori: Severini (Natura morta con chitarra), Sironi, Rosai (Operai), Morandi (Natura morta), Campigli (Ritratto), Arturo Martini (Chimera), Mafai, Pirandello (Passeggiata nel bosco), Guttuso, De Chirico (Cavalli con rudere), Savinio (Il protettore dei porti). Il restante patrimonio della Galleria documenta, con migliaia di pezzi, il panorama dell'arte regionale e italiana dalla fine dell'Ottocento ai giorni nostri, allineando nomi di riferimento nazionale (Gemito, Carrà, Casorati, Fontana, Vedova, Santomaso, Capogrossi) e in particolare di provenienza veneta (Ciardi, Nono, Milesi, Alberto Viani) e friulana (Davanzo, Crali, Spazzapan, Pittino, Modotto, Filipponi, Zigaina). Un'area speciale è dedicata ai fratelli udinesi Basaldella: Dino, Mirko (il modello in gesso che servì per il cancello in bronzo del mausoleo delle Fosse Ardeatine a Roma, 1950-51) e Afro (Angelica, 1964), protagonisti della stagione internazionale dell'arte figurativa. Dopo il terremoto del 1976 alcuni artisti americani, esponenti dell'action painting, della pop e della minimal art, tra cui Willem De Kooning, Roy Lichtenstein, Frank Stella, Sol LeWitt, hanno donato alla Galleria un cospicuo nucleo di opere, arricchendo ulteriormente il patrimonio cittadino di arte contemporanea. Il Libro dei Fatti dell'Italia Foto Friuli-Venezia Giulia - Turismo Friuli-Venezia Giulia su Facebook Enciclopedia termini lemmi con iniziale a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Storia Antica dizionario lemmi a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w x y z Dizionario di Storia Moderna e Contemporanea a b c d e f g h i j k l m n o p q r s t u v w y z Lemmi Storia Antica Lemmi Storia Moderna e Contemporanea Dizionario Egizio Dizionario di storia antica e medievale Dizionario Storia Antica e Medievale Prima Seconda Terza Parte Storia Antica e Medievale Storia Moderna e Contemporanea Dizionario di matematica iniziale: a b c d e f g i k l m n o p q r s t u v z Dizionario faunistico df1 df2 df3 df4 df5 df6 df7 df8 df9 Dizionario di botanica a b c d e f g h i l m n o p q r s t u v z |
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